Chiesa del SS. Crocifisso

La chiesa risale a prima del Duecento ed in origine si chiamava "chiesa Santa Maria della Pietà di Portanova". Essa era annessa al contiguo ed omonimo monastero, non molto lontano dal Duomo; fu poi associata al più potente monastero di San Benedetto. Deve il suo nome al fatto che vi era custodita una venerata croce su tavola, dipinta nel Duecento, ora conservata nel Museo diocesano.

La chiesa prospetta su una piazzetta, ricavata dalla demolizione di caseggiati fatiscenti nel 1928, anno in cui fu anche realizzata la facciata in stile barocco. In seguito all'alluvione del 1956 fu realizzata la facciata attuale.

La facciata realizzata nel 1928

La struttura della chiesa è di tipo basilicale, con tre absidi e tre navate. All'interno vi sono due ordini di archi, sorretti da sei colonne di reimpiego di epoca romana sormantate da capitelli diversi. Particolarmente interessante la prima colonna a sinistra con decorazione in rilievo a spirale. Nell'abside centrale, il mosaico moderno riproduce l'affresco della Crocifissione che si trova nella cripta.

La chiesa di Santa Maria della Pietà deve la sua attuale denominazione dal Crocifisso ligneo che fu trasferito in essa alla fine del 1800, dalla Chiesa di San Benedetto. La tavola risale alla metà del XIII secolo ed è pregevole per gli influssi bizantineggianti: deturpata da un incendio, ha subito un recente restauro ed è conservata nel Museo Diocesano.

La chiesa è paleo-cristiana e per la sua tipologia risale al secolo X-XI ma molte sono state le ipotesi legate all'intero complesso, che forse era un monastero. E’ accertato che il pianterreno era collegato alla chiesa superiore tramite un porticato. Ha una facciata che ne ha alterato l'aspetto originario, con 3 portali in corrispondenza delle navate interne, un oculo centrale, al di sopra sette monofore e poi un tetto a capanna. A completamento della facciata, si erge sulla destra un moderno campanile. L'eliminazione delle sovrastrutture barocche della facciata ha dato alla piazzetta antistante un nuovo volto. In essa si svolgeva la fiera detta appunto del crocifisso.

Il lato che dà su via Mercanti presenta resti di muratura originale con monofore di tufo giallo e grigio. Attualmente nel corso di restauri sono state riportate alla luce le antiche testimonianze. Sulla stessa parete all'interno, sono state collocate nel 1997 vetrate a piombo.

All'interno le colonne di spoglio dividono le navate che conducono alle tre absidi: in quella centrale vi è un mosaico riproducente l'affresco che si trova nella cripta.

Ai piedi dell'altare, posto nell'abside di destra, si ammirano gli affreschi risalenti al XVI e XVII secolo con al Centro S. Paolina Vergine ed ai lati San Clemente e San Cassiano Martiri con le rispettive reliquie. In alto, sulle pareti centrali, vi sono dipinti santi francescani.

LA CRIPTA

La cripta della chiesa del SS. Crocifisso presenta, come la chiesa superiore, una pianta basilicale a tre piccole navate separate da due archi e chiuse da tre absidi circolari. Ogni navata è divisa in due campate con volta a crociera poggianti su due pilastri centrali che inglobano antiche colonne di spoglio.

Sullo sfondo dell'abside centrale e lungo la parete settentrionale, in corrispondenza di Via dei Mercanti, sono monofore fortemente strombate ritrovate murate e riaperte durante i lavori di restauro eseguiti negli anni ‘50. L'altare in travertino, di recente fattura, riproduce nel materiale e nella forma quello originale ritrovato frammentario nell'abside centrale.

Il corridoio esistente lungo la parete settentrionale farebbe presupporre che la cripta doveva avere le stesse dimensioni della chiesa superiore dalle colonne centrali alle absidi, escluso il pronao. Sulla parete occidentale, di fronte alla sede centrale, è un grande affresco raffigurante la Crocifissione, databile alla fine del XIII secolo. In esso si notano riferimenti formali propri della maniera figurativa Catalano-Rossiglionese arricchita da influenze di tipo assiate-cimabuesco riscontrabili soprattutto nella serie di mensole prospettiche che lo incornicia.

Nell'abside di destra un altro affresco di fattura simile al precedente ma forse posteriore, raffigura un trittico di santi racchiusi in archi e separati da colonnine: San Sisto Papa al centro, San Lorenzo a sinistra e un altro Santo Pellegrino a destra.

Sull'origine della cripta, probabilmente risalente al VIII secolo, sono state avanzate varie ipotesi.

La presenza delle monofore sul lato nord e nell'abside centrale e il ritrovamento di materiale alluvionale al di sotto del sepolcreto delle Clarisse hanno fatto ipotizzare la preesistenza della chiesa inferiore e la successiva fondazione della superiore in seguito alla sommersione della prima. Certamente però la cripta doveva essere pienamente funzionante nel XIII secolo epoca alla quale risalirebbe l’affresco della Crocifissione. Non si può neanche escludere però l'ipotesi della contemporanea edificazione dei due ambienti, costituenti così una chiesa articolata su due livelli e del progressivo interramento della parte ipogea per il graduale aumento del livello stradale.

Il Crocifisso Ligneo

Il crocifisso, oggetto di profonda venerazione popolare, è comunemente detto di Pietro barliario, perché una leggenda vuole che costui, mago e alchimista, si fosse convertito pregando tre giorni e tre notti dinanzi al Cristo che, miracolosamente, aprì gli occhi e staccò il capo dal legno in segno di perdono.

La tavola si trovava in origine nella chiesa di San Benedetto e fu trasferita in cattedrale dopo la soppressione dell'Ordine dei padri Olivetani, avvenuta nel 1807.

Tornò a San Benedetto nel 1855, quando la Chiesa fu restituita al culto, per essere trasferita di nuovo in cattedrale nel 1868, in seguito alla concessione della chiesa all'autorità militare.

Nel 1857 San Benedetto era stata elevata a parrocchia con il nome di SS. Crocifisso, titolo e funzione che passarono nel 1879 alla chiesa di Santa Maria della Pietà a Piantanova. In questa sede si perpetua il culto per la miracolosa immagine che nel 1950 fu definitivamente acquisita al patrimonio del Museo Diocesano.

La preziosa tavola attribuibile alla seconda metà del XIII secolo rientra nell'ambito figurativo bizantineggiante assai diffuso in Italia meridionale ancora in questo periodo.

Dopo la grande stagione palermitana e monrealese, fu dalle botteghe di Messina che continuarono a diffondersi anche in Campania gli esiti formali di un attardato bizantinismo.

A Salerno alcuni esempi di questa temperie culturale sono presenti in cattedrale: i resti musivi con i simboli degli Evangelisti sull’ arcone trionfale dell'abside, il mosaico dell'abside delle Crociate commissionato da Giovanni da procida, la lunetta in mosaico raffigurante San Matteo posta sulla controfacciata del portale maggiore, ed inoltre il rotolo membranaceo dell’ Exultet del Museo Diocesano e l'icona di Santa Maria de Flumine proveniente da Amalfi, conservata a Capodimonte.

La raffigurazione della tavola si articola secondo lo schema iconografico bizantino: il Cristo è vivo e trionfante, fieramente eretto contro il legno del martirio con gli occhi sbarrati a suscitare negli uomini l'emulazione del proprio sacrificio, con le braccia aperte e le mani spalancate a ricevere i chiodi che le trafiggono.

La vivacità espressiva dello sguardo sembra comunque superare lo ieratico schematismo del “Christus triumphans” proprio del modello bizantino.